NON SIAMO UN NUMERO…

Lo spettacolo teatrale tratto dall’opera della drammaturga Caryl Churchill ha lanciato seri spunti di riflessioni,anche amari talvolta. Ci ha fatto riflettere sul senso della vita…
La storia dell’umanità è costruita sull’unicità dell’essere umano e non sulla duplicazione.
La clonazione, ovvero un essere uguale ad un altro, implica in sé la selezione non naturale ma artificiale. Dunque dovremmo clonare solo individui perfetti e questa perfezione sarebbe dettata dalla moda, dai gusti della massa o dalle preferenze di un gruppo ristretto di individui.
Proviamo ad immaginare di incontrare per caso una persona identica a noi,  cosa penseremmo?
Immaginiamo la scena… Usciamo da casa, svoltiamo l’angolo e incontriamo noi stessi…
Siamo noi stessi? Come lo chiameremmo? “Fratello”? Oppure “simile”? “Uguale”? O semplicemente “quello”? Senza identità, in quel momento sarei io o quello che incontro? E per il padre chi sarebbe il figlio, il primo, il secondo, tutti o nessuno?
Durante lo spettacolo abbiamo notato l’assenza della figura femminile, solo evocata nei ricordi o meglio in fantasmi di un passato indefinito .Evidentemente in quelle vite, la donna era solo un’ospite passeggero. Il padre parlava solo di sé …”Io ero..Io facevo…Io pensavo…Io volevo…”. Neppure una volta “Noi”…Il mondo ruotava in sua direzione, una direzione egoistica ed ottusa. Null’altro se non un numero. Nella scena finale il “numero” diventa la Pietà e il padre-artigiano di vite, si sostituisce alla Donna. La riflessione ci porta a chiederci il perché della nostra esistenza e quel perché ,non è certo la riproduzione identica di noi. Riprodurre non significa copiare o creare uomini e donne uguali nelle forme e nelle dimensioni ma uguali nello spirito e nell’amore. La bellezza del vivere è l’uguaglianza nella diversità. L’altro è uguale a noi perché altro, in lui riconosciamo ciò che noi non abbiamo… E questo mai nessuna scoperta scientifica potrà cambiarlo.

Classe IV A, Liceo Scientifico “Jacopo Del Duca”, Campofelice Di Roccella