ALL NEW PEOPLE

“Tra 100 anni ci sarà tutta gente nuova”. Questa è una delle ultime frasi dello spettacolo “All new people”, il titolo è appunto ispirato a questa frase. Lo spettacolo si apre con il protagonista, Charlie, il quale, fumando l’ultima sigaretta, è in procinto di suicidarsi impiccandosi con una prolunga attaccata al soffitto La commedia è presentata in maniera divertente, quasi come se volesse sdrammatizzare la tragica situazione nella quale i personaggi si trovano, si susseguono scene divertenti che fanno ridere lo spettatore ma che lo spingono comunque a riflettere. Anche se tutti i personaggi tentano di dissuadere Charlie dall’ intento di suicidarsi, lui si dimostra chiuso, quasi come se avesse paura dell’aiuto degli altri o non volesse che essi si preoccupassero della sua situazione perché, secondo Charlie, sarebbe molto meglio se lui non esistesse, quindi considera l’aiuto degli altri come un ostacolo per il suo obiettivo. Ogni personaggio racconterà la sua storia in un modo particolare: le luci si spengono, ne resta solo una ad illuminare il personaggio, una voce inizia a parlargli, come se volesse ricordare qualcosa del suo passato; il tutto si ferma improvvisamente e tutto ritorna normale; questa scelta narrativa mette il pubblico a conoscenza del dramma di quel determinato personaggio, ma allo stesso tempo gli fa impressione o quasi paura; è una dichiarazione esplicita delle proprie sofferenze sotto forma di discorso diretto con se stessi, un discorso che però gli altri non possono sentire; potrebbe essere pieno di urla disperate o di pianti inconsolabili ma non importa, solo quella voce è in grado di sentirti, nessun altro. Tutti i personaggi hanno, in qualche modo, un lato oscuro, ma tutti reagiscono in modo diverso: Charlie è lo stereotipo della persona depressa, che si arrende alla sua malattia appunto suicidandosi; Emma invece, forse perché ha paura di un giudizio o di provocare compassione, finge di stare bene assumendo un atteggiamento allegro; Miron fa di tutto per essere forte, nonostante il suo stato lo faccia stare male, ciò però lo rende più sensibile ai problemi degli altri perché non vuole che gli altri soffrano come soffre lui; infine Kim fa finta di non rendersi conto della sua situazione nonostante ne parli continuamente in maniera quasi banale e ridicola. Che cos’è la depressione? Che cos’è che spinge le persone a porre fine alla loro vita? Sono domande difficili a cui rispondere perché le ragioni possono essere molte; ogni personaggio ha una proprio dramma, solo Charlie però si è arreso, gli altri personaggi avrebbero potuto comunque arrivare a compiere un gesto simile, ma in qualche modo l’incontro che hanno avuto li ha, in un certo senso, salvati. Tra cento anni ci sarà tutta gente nuova, sia noi che le persone che ci hanno portato gioia o dolore non esiteranno più. Basta solo aspettare per poter finalmente fuggire da questa sofferenza che ci consuma ogni giorno di più. Lo spettacolo però di conclude con un messaggio di speranza che forse tranquillizza lo spettatore già precedentemente turbato da tutte quelle terribili dichiarazioni.

Elena Lupo, II H Liceo Scientifico G. Galilei, Palermo.