IL VIAGGIO DI UNO

Il viaggio di Uno, spettacolo diretto da Beno Mazzone e Lia Chiappara con Giada Costa, Vincenzo Costanzo e Giuseppe Vignieri, è la storia di un ragazzo (Uno) che, spinto dai suoi genitori, umili allevatori, parte alla volta di una città, dove vive il fratello. Il viaggio sarà lungo, pieno di peripezie e incontri di vario genere.
Uno rappresenta tutti i migranti. Raccontando la storia del protagonista, l’autore tratta, oltre che il tema dell’emigrazione, riguardante qualsiasi individuo che lasci la propria casa nella speranza di un futuro migliore, anche il viaggio di un giovane che è costretto a cambiare la propria vita, affrontando esperienze diverse che, se pur violente e pericolose, gli permetteranno di crescere e diventare adulto.
Uno rappresenta tutti i giovani che lasciano la propria casa in cerca di lavoro o di nuove speranze, al di là della nazionalità, del colore della pelle e dell’appartenenza sociale. Le speranze però, spesso, rimangono tali. Non di rado, le condizioni di vita dei migranti, nei paesi ospitanti, non sono migliori di quelle lasciate nei paesi di origine. Infatti, spesso chi parte segue le orme di qualcun altro che l’ha preceduto e che fa pervenire notizie poco veritiere sulle condizioni sociali, lavorative e di vita trovate nei paesi ospitanti. Particolare rilievo assume in tal senso il dialogo tra Uno e il fratello, quando quest’ultimo gli confessa che quanto scrittogli nelle lettere non corrisponde al vero.
Lo spettacolo si suddivide in diverse parti che narrano le varie fasi del viaggio: storie che ricordano quelle dei migranti provenienti da ogni parte del mondo, costretti ad abbandonare la loro terra per le ragioni più eterogenee. Ed è proprio sulle storie che ruota tutto lo spettacolo. Uno è appassionato delle storie narrategli dal padre (della loro valenza simbolica), che lungo il viaggio condividerà con Maria, sua compagna di peripezie. Alla fine Uno diventerà artefice e narratore della propria vita.
Infine, lo spettacolo, drammatico verte su temi di una certa profondità e complessità quali l’emigrazione, l’amicizia, la solidarietà mancata, la realizzazione umana e professionale che l’autore tratta con ironia pungente e, a tratti, con pennellate di leggerezza.
L’opera vede in scena tre attori, due uomini e una donna, che interpretano vari personaggi in un gioco scenico in cui 4 volumi di legno, a forma triangolare, suggeriscono gli spazi del vissuto. L’opera coinvolge lo spettatore e lo induce a vagare con la fantasia. La presenza di un tappeto, rappresentante il globo terrestre, sottolinea, inoltre, la portata universale del fenomeno migratorio.
Spettacolo molto coinvolgente, capace di suscitare forti emozioni e riflessioni nello spettatore che, proiettandosi nel personaggio, vive la condizione del migrante con le aspettative e le conseguenti frustrazioni.

Si rivolge ad un pubblico abbastanza ampio che va dagli 8 anni in su. 

Guglielmo Zanghì, IV A, Liceo Scientifico “M.Rutelli” Palermo