Recensione e commento de “PROF!” – Jean Pierre Dopagne – a cura di Gabriele Riggio – Liceo Scientifico Ernesto Basile (PA), 5ª A SA

In data odierna ho avuto l’onore, ed il piacere, di assistere alla magistrale messinscena dell’opera teatrale “PROF!”; scritta dall’autore belga Jean Pierre Dopagne ed, in sede, interpretata da uno splendido Massimo Rigo nel ruolo di protagonista: il Prof.
È proprio intorno a questa figura che rotea l’intera opera. Il Prof, attraverso profonde riflessioni e, talvolta taglienti, freddure ci prenderà per mano trascinandoci, progressivamente, nei meandri della sua personalità profondamente turbata dall’indifferenza dei suoi alunni nei confronti della letteratura, disciplina di cui egli è appunto insegnante, e dell’istruzione in generale. Il vasto monologo si apre a partire dalla rimembranza del ruolo del docente nel secolo scorso: “Una volta vi sareste alzati […]; questo l’esordio, l’appello ad un sentimento che si è andato perdendo negli anni lasciando il nostro protagonista vuotato di una componente fondamentale nella sua funzione, così come nella vita d’ogni giorno: il rispetto. Procedendo nella storia vedremo, infatti, come, appunto, i suoi alunni, una classe quinta in particolare, porteranno il Prof progressivamente al declino psicologico attraverso frasi inopportune, comportamenti indecorosi eccetera: “Gli allievi sono come gli animali: non agiscono con l’intelligenza, ma con l’istinto.” All’interno di questa frase si scorgono i primi segni di cedimento della psiche del protagonista, incattivito a tal punto da abbassare il gruppo classe allo stato animalesco dell’essere. Il Prof è consapevole del fatto che l’atteggiamento dei suoi alunni non dipende da un odio razionale, ponderato, bensì da un’istintiva indifferenza dettata dalla pigrizia mentale tipica della nuove generazioni le quali tendono a ridurre e banalizzare ogni concetto. A gettar il nostro protagonista in uno sconforto ancor più profondo e l’arrivo a scuola di un collega siciliano docente, anch’egli, di letteratura con il quale avrà un breve colloquio durante la pausa per il pranzo nella mensa dell’istituto. Il collega, Rosario, alle domande poste dal Prof sui suoi gusti e le sue preferenze letterarie risponderà infastidito e con argomentazioni assurde. Inoltre, quando il discorso ripiega sull’argomento “insegnamento” egli espone al nostro protagonista il suo metodo di non-insegnamento basato sulla pigrizia dei ragazzi ma ,implicitamente, dello stesso docente. Gli eventi raggiungono il loro apice a seguito di un’insolito paragone posto da uno dei ragazzi della classe quinta odiata dal Prof nel quale la figura del docente viene paragonata a quella di una prostituta. Il 17 Febbraio, il Prof, si alza dal letto senza quel senso di pesantezza sul petto che l’assale ogni mattina prima di recarsi a scuola. Il 17 Febbraio, il Prof, cederà definitivamente alla cattiveria ed alla frustrazione che il Mondo, il suo Mondo, gli ha iniettato nelle vene da troppo tempo a questa parte. Molti, troppi, gli spunti di riflessione che ci offre quest’opera; tuttavia la mia attenzione si focalizza sui processi di disinteresse reciproco tra docenti ed alunni. Da una parte i Professori; detentori del sapere ormai scaduti in atteggiamenti anti professionali i quali, profondamente disillusi, tracciano un “confine” tra loro e gli studenti fatto di indifferenza e comodismo. Dall’altra, appunto, gli studenti; pigri e cinici che non comprendono l’utilità del sapere umano scadendo nella noia ed in atteggiamenti animaleschi. Che il comportamento di un gruppo non sia che il “feedback” difronte al comportamento dell’altro? Potrebbero questi problemi essere risolti attraverso il sano dialogo tra le due parti? L’umanità è diventata veramente così superficiale? Non sono in grado di rispondere ai primi due interrogativi ma, da quello che accade al giorno d’oggi, la risposta al terzo sembra essere sì.