Lei e Tancredi
SPETTACOLO IN ITALIANO
coreografia, regia e drammaturgia Loredana Parrella
disegno luci Cesare Lavezzoli
costumi Loredana Parrella
con Anna Basti, Sandra Urbinati, Camilla Zecca, Elisa Teodori,
Alain Elsakhawi, Yoris Petrillo, Giulio Petrucci
Cie Twain, Latina
Produzione AcT – Co-produzione OFFicINa 1011 di triangolo scaleno teatro_Regione LazioIn collaborazione con A.T.C.L. (Associazione teatrale fra i comuni del Lazio)
Progetto finalista Premio Equilibrio 2008 / Spettacolo vincitore del Bando Fuori Rotta 2010/11
Premio MarteAwards Miglior Compagnia 2010 / Prima Nazionale Teatro Palladium/Fondazione Romaeuropa
Storie di eroi e di eroine, di uomini e di donne, di figure ormai assurte a miti dell’umanità, tra rinunce, amori e distacchi. L’esigenza di riscoprire il sapore e il profumo delle lotte e dell’infaticabilità dell’esistenza.
Ricercare la forza dei significati, in un periodo storico segnato dalla massificazione del pensiero e dei corpi, induce una riflessione sulla figura dell’eroe, sul suo essere troppo umano, fino a disumanizzarsi, a staccarsi da qualsiasi condizionamento, in nome di un credo al di sopra di tutto e di tutti.
L’analisi delle relazioni che intercorrono tra alcuni personaggi della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso: Olindo e Sofronia, Tancredi e Clorinda, Erminia e Clorinda, Rinaldo e Armida, Erminia e Tancredi, Clorinda e Argante, con l’esigenza di riscoprire il sapore e il profumo della lotta e dell’infaticabilità, sono le direttrici intraprese nel percorso di Lei e Tancredi: focalizzare l’attenzione non sul minimale dell’esistenza ma su ciò che gli sta dietro, sulla storia. Ecco che Tancredi e Clorinda, gli amanti impossibili, diventano i corpi parlanti nei quali si attua quel necessario distacco dalla stanchezza e dalla rinuncia, devastanti epidemie del nostro tempo.
Una visione ideale e apparentemente astratta come quella dell’eroe come stimolo per recuperare una singolare condizione con la vita, rivalutando l’azione come potenziale di continuità; nella consapevolezza che sia inutile fermarsi a condannare ma che invece sia necessario tendere verso una continuità di pensiero e azione… Tancredi continua.