Le rose di Jürgen
SPETTACOLO IN ITALIANO
di Giacomo Fanfani
con Lorella Serni e Rafael Porras Montero
costumi Antonio Musa
luci Silvia Avigo
Compagnia Con-fusione, Firenze
Vincitore del Festival You_Theater.org 2009
Vincitore di Emergenze Creative 2009
La storia di un amore impossibile nella Berlino del III Reich; il rapporto conflittuale tra una madre incapace di amare e un figlio condannato all’esclusione perché omosessuale. E sullo sfondo della storia, il dramma dell’olocausto frutto della follia nazista.
Sachsenhausen è stato un campo di concentramento costruito fra il 1936 e il 1937 a pochi chilometri da Berlino, campo modello, simbolo dell’intera architettura del Reich; dalla forma di un triangolo equilatero, affinché fosse controllato con un emblematico risparmio di uomini.
Jürgen nasce nel grembo di una famiglia borghese nella Berlino d’inizio secolo: sullo sfondo della città più liberale e contraddittoria dell’Europa di quegli anni, l’adolescente conosce la propria omosessualità con il suo primo amore: Ruben, il garzone del fioraio. Con l’avvento del delirio nazista, viene deportato nel campo di concentramento di Sachsenhausen, dove resterà per alcuni mesi prima di essere rilasciato e ricondotto sotto il controllo della famiglia, rappresentata in scena dalla madre Gretel. Il rapporto tra i due si snoda in un chiuso dialogo che non consente vie d’uscita e che ci accompagna nella battaglia dolorosa tra una madre incapace di amare e un figlio condannato all’esclusione.
Ne Le Rose di Jürgen, I personaggi si muovono su due linee recitative diverse: Jürgen tiene un registro di assoluta verità e assoluta intimità. È un uomo ha subito il proprio annientamento e più del dolore può solo provare immobilità. Gretel invece si affida a una costante recitazione che la rende ancora più tragica nei momenti in cui mostra la sua umanità e ancor più spietata quando dimostra la propria crudeltà. Dietro di loro un mucchio di abiti d’ogni genere, a memoria dello spogliamento all’arrivo dei campi, domina lo spazio scenico; elemento cardine le rose, simbolo di diversità, protette e oltraggiate dai protagonisti in una costante giostra che indica gli infiniti confini dei campi di sterminio, reali e mentali, che appartengono, spesso senza preoccupazione, alla contemporaneità.