26 maggio 2017, Presente Futuro 2017
Teatro Libero

Venerdì 26 maggio si è svolta la seconda serata del concorso di Presente Futuro, festival internazionale di arti performative. Ogni sera fino a sabato 27, quattro performance della durata massima di 30 minuti andranno in scena al Teatro Libero di Palermo. Lucia Guarino firma la seconda performance della serata, dal titolo Retiro.

RETIRO
concetto e coreografia Lucia Guarino
danza Lucia Guarino
musiche Di Pinchado – Julio Lozano
Compagnia Simona Bertozzi / Associazione Culturale Nexus – Bologna
con il supporto di Indisciplinarte, DanceMovesCities 2014, Movin’Up 2014, il Vivaio del Malcantone, Foligno InContemporanea
speciali ringraziamenti a Mose’ Risaliti, Jacopo Jenna, Kinkaleri, Errico di Tenne

Lucia Guarino ha iniziato a studiare danza quando aveva 8 anni, a Foligno. Negli anni si è dunque costruita solide basi sia classiche che moderne. Raggiunta la maggiore età, ha continuato ad approfondire la sua formazione nella danza contemporanea tra Italia, Belgio, Spagna e Argentina, con coreografi come Virgilio Sieni, Cristian Rizzo, David Zambrano, Peter Jasko e molti altri. È stata vincitrice di una borsa di studio a KLM (zona di raduno delle compagnie Kinkaleri, Le Supplici e Mk), insegna danza a Firenze e a Foligno, e tra le numerose collaborazioni che ha raccolto negli anni spiccano quelle con Romeo Castellucci e Simona Bertozzi. Come coreografa, ha partecipato a numerosi festival, e nel corso della sua carriera ha conseguito una laurea in architettura.

Retiro è una performance che sembra interrogarsi sul concetto spaziale di pubblico e privato. Guarino, sola in scena, si fa sede di una battaglia interna tra bestialità e ragione, tra ciò che il nostro corpo ci consiglia di assecondare e ciò che la società razionale in cui viviamo ci impone. La partitura musicale dello spettacolo è suddivisibile in due momenti abbastanza netti: il primo è quello della dimensione privata, che in qualche modo ci riconduce a un’atmosfera primordiale, nella quale gli istinti sono liberi da costrizioni e si traducono in movimenti fluidi; il secondo è invece quello dello spazio pubblico, che porta con sé una sonorità che ricorda la discoteca, e che rende il movimento della danzatrice frenetico e sempre più esausto.

In scena, oltre al corpo agile e longilinea di Guarino, c’è solo un altro elemento: un’anguria. Si tratta di un oggetto con il quale la performer entra in relazione: lo utilizza come supporto per alcuni passi, vi si rannicchia accanto, ne imita la forma allungata e piena. In qualche modo, il frutto incarna lo scarto tra spazio privato e spazio pubblico, e si fa ultimo portatore di quello che la coreografa descrive come il “tuffo”, «come estremo atto di libertà e coraggio o come accettazione del proprio fallimento».

Teaser: https://www.youtube.com/watch?v=ij7PyjwHhgM

« BLOG » a cura dell’insegnamento di Istituzioni di Regia del Corso di Laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo del Dipartimento di Storia dell’Arte e Spettacolo – Sapienza Università di Roma.

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